
Cosa è stato e cosa ci aspetta: il real estate tra 2015 e 2016
Proseguendo le direttive tracciate nell’anno appena concluso, le dinamiche del mercato real estate per il 2016 appaiono chiare e orientate con decisione su alcuni settori chiave dell’economia, nazionale e internazionale.
Sono gli spazi d’ufficio a essere la scelta sulla quale gli operatori nel real estate hanno investito nel 2015 e, presumibilmente, continueranno a investire nel nuovo anno. Il settore real estate registra finalmente segni di avviamento alla ripresa. Riemersi dalla lunga apnea del triennio 2012 – 2014, il 2015 ha registrato un’incoraggiante di stabilizzazione del mercato che le previsioni confermano muterà in una crescita nel corso del 2016.
L’orientamento italiano segue la scia di quello europeo, cioè un trend positivo scaturito dallo sviluppo esponenziale del settore terziario mediante l’espansione funzionale dei servizi di grandi aziende e di quel fitto tessuto di altri soggetti che necessitano di spazi operativi, non necessariamente di rappresentanza. E’ opportuno precisare che la ritrovata vitalità delle transazioni si connota come assorbimento del surplus di offerta immobiliare, eredità di spazi giunti dal periodo di sofferenza degli anni precedenti. In diffusione sempre maggiore anche il fenomeno del co-working tra aziende e non più solo tra professionisti. Le piazze per questi investimenti rimangono invariate – Milano salda in testa, Roma, Torino, Napoli, Bologna, Firenze – anche per la fascia di mercato dei throphy asset e degli immobili definibili iconici che, invece, sono costante oggetto di attenzione dei fondi di investimento italiani ed esteri nonché di grandi società che manifestano disponibilità di acquisto sia di immobili già reddito che da riqualificare. Il tradizionale appeal storico-artistico degli assett italiani non perde il mordente che attrae gli investitori dall’estero.
Altro ambito in confortante fermento è quello della logistica, fermento innescato dall’opportunità dell’e-commerce che impone alle aziende di ripensare l’organizzazione spaziale del comparto produttivo optando per spazi integrati, flessibili e tecnologici con localizzazioni appetibili che garantiscano elevati standard di stoccaggio e consegna delle merci. Una prospettiva, questa del commercio elettronico, che presenta gli indici di sviluppo più lusinghieri di altri settori.
Nel settore del retail, la qualità dell’immobile è ciò che viene premiato nell’operazione di locazione o compravendita. Come per il residenziale, infatti, la flessione contratta ha chiesto di selezionare scrupolosamente la qualità dell’insediamento che deve essere localizzato all’interno di aree urbane – anche secondarie – con elevata accessibilità e servizi complementari. Questi ultimi due aspetti sono fondamentali per consentire di declinare lo scenario del mercato retail non solo per i marchi più conosciuti e il franchising, ma anche per l’imprenditorialità individuale. E’ opportuno quindi che sussitano politiche di marketing e welfare territoriale atte ad aumentare l’attrattività del contesto.
Gli interventi nel residenziale hanno perso appetibilità per la crisi, creando un corto circuito che ha afflitto l’edilizia del mercato per eccellenza della famiglia italiana. La pressione economica ha fondato nuovi paradigmi che la domanda e l’offerta devono percorrere.
Uno di questi, il social housing che – mediante l’attuazione di interventi residenziali caratterizzati condizioni di accesso per l’acquisto o l’affitto secondo importi o canoni calmierati e agevolati – aiuta a metabolizzare questi mutamenti economici, sociali e professionali per vecchi e nuovi nuclei famigliari: anziani, co-housing, studenti, giovani coppie. Le operazioni a carattere residenziale rientrano sempre più in un’ottica di branding territoriale attivando quei positivi fenomeni di rigenerazione urbana in registrazione soprattutto in quelle che erano zone secondarie dei centri città. Milano, Bologna e Roma ne stanno dimostrando l’attuazione.
Altre buone notizie provengono dalla ricettività alberghiera che quantifica una crescita degli investimenti nel proprio settore, in aderenza all’aumento dei viaggiatori a livello internazionale, la facilitata mobilità e l’organizzazione degli itinerari.
La diffusa e condivisa riscoperta dell’autenticità delle proprie origini, di luoghi e cibi locali riconosce all’Italia un fisiologico vantaggio che – con ampi margini di miglioramento – viene timidamente sostenuto da progetti che promuovono il c.d. Sistema Italia.
L’interesse degli investitori è trasversale e copre l’intera forbice ricettiva che va dal budget hotel al luxury più ricercato (boutique hotel).
Agli investitori viene richiesto di mantenere alta l’attenzione non solo sulle opportunità immobiliari in senso stresso bensì sui fenomeni – talvolta di costume – che toccano il settore dei viaggi e del turismo. Parliamo delle formule di app (Urbanbuddy, Like a Local, Eatwith) e ospitalità extra alberghiera, principalmente ostelli, residenze d’epoca extra alberghiere, bed and breakfast, service apartment e couchsurfing (Airbnb, un esempio) che modificano la percezione e le esigenze della domanda sull’ospitalità. Spesso, infatti, il viaggiatore desidera sentirsi a casa quando è altrove attingendo a canali mediante i quali conoscere un luogo, conoscendolo come un autoctono.
Photo credit: Contec Ingegneria – progettazione dei working spaces per Volkwagen Group Italia